salone polivalente:
Odore di sangue e merda…E’ la prima sensazione che ti
assale le narici in zona di guerra. Cecilia
Strada non fa sconti. Tiene un quaderno in cui raccoglie tutte le definizioni
più “creative” che i politici italiani si inventano ogniqualvolta si provvede a
ri-finanziare una delle “missioni di pace”
su cui si trova sempre e facilmente (proprio come sul TAV) una maggioranza
bulgara che vota a favore (ma che sa che deve “giustificarsi” di fronte all’opinione
pubblica). Tutti coloro che si sono avvicendati in questi anni al ministero
della “difesa” (sostanzialmente per
reggere il moccolo dei generali-manager di terra di mare e di cielo) hanno dato
vita a un intero repertorio di slogan anestetizzanti per favorire
l’alimentazione della filiera armaioli-piazzisti-utilizzatori che
fabbricano-vendono-uccidono in nome del PIL, dell’export e della democrazia
santa(&occidentale)…
ore 21
Cecilia Strada e Maso Notarianni:
EMERGENCY
tra missioni di "pace armata" e "disarmo sanitario" europeo
con Stefano Marzolino
“Ma L’odore di sangue e merda loro non lo hanno mai sentito”.
Cecilia sfoglia il suo quaderno: cerca le parole testuali: Ignazio Larussa - quando compariva sulle TV di
Stato in tuta mimetica nelle sceneggiate natalizie con le truppe - arrivò a dire che “una missione di pace può comportare atti di guerra”…Così nell’immaginario
collettivo i bombardamenti sono divenuti “umanitari”. (un po’ come le grandi
opere sono diventate “strategiche”). E
- complice l’informazione di regime - se i cantieri e le discariche sono stati
trasformati in campi paramilitari, i bunker sono stati ristilizzati come centri di accoglienza per la protezione della
donna e dei fanciulli…La mistificazione incestuosa e quotidiana tra giornalisti
“arruolati” e politici corrotti ha
prodotto la mutazione genetica che tramuta gli assassini in eroi e le vittime
in terroristi o pirati. E proprio la
falsificazione quotidiana della realtà a scopo di lucro è stata il filo
conduttore degli interventi di Cecilia, e di Maso Notarianni che hanno trovato in Stefano
Marzolino uno straordinario testimone di come la Breda (quella il cui fatturato
non deve evidentemente aver mai fatto differenza tra treni o bombe) possa
continuare a uccidere o a ferire gravemente a distanza di molti decenni dalla data
di fabbricazione dei loro ordigni di morte. Bombe che si rivelano micidiali
anche per l’efficienza conservata pari-pari, nonostante il tempo e le
intemperie e che sembrano volere confermare un vecchio slogan pacifista per cui
una pistola – prima o poi – spara: una
bomba, prima o poi esplode e lo fa indifferentemente se viene lanciata in un
teatro di guerra o rinvenuta in un campo da restituire a un uso agricolo come è
accaduto a Nicolas Marzolino e ai suoi amici nell’oasi di pace e spiritualità
di Novalesa…(E settant’anni dopo la “cessazione di tutte le ostilità” con un
“nemico” con cui oggi si condividono appalti pubblici e profitti privati…).
Un bimbo, quello di Cecilia
e di Maso si infila sotto il tavolo: smista i microfoni e versa acqua nei
bicchieri degli oratori...Bambini della sua tenera età rimangono ancora oggi
vittima delle mine disseminate dai militari sovietici - racconta Cecilia - decenni
dopo il primo conflitto e la dissoluzione dell’URSS! Stefano non si capacita
della ostilità con cui è stata accolta la richiesta di reintrodurre nelle
scuole l’informazione su un pericolo dato frettolosamente per superato, e
Sandro Plano racconta come prefetti e militari abbiano rivendicato le “competenze” a occuparsi del problema
salvo “dimenticarsene” dopo qualche
riunione e tre assemblee informative in alcune scuole…Nonostante i molti,
preoccupanti rinvenimenti di ordigni bellici inesplosi nelle valli Cenischia e
di Susa poche settimane dopo l’incidente terribile di Novalesa (che dimostrano
– se ce ne fosse bisogno – quanto il problema sia grave e presente). Così nella
valle dove gli operai delle Officine Moncenisio seppero e vollero votare la
mozione contro la fabbricazione di materiali bellici proposta da un visionario
come Achille Croce un altro visionario, Gino Strada, si affaccia (sia pure
virtualmente) attraverso sua figlia che rievoca il modo in cui – vent’anni fa
(già chirurgo di guerra) – suo padre propose a una ristretta cerchia di
familiari e amici l’idea che gli stava balenando in testa: “dobbiamo fare una cosa che dovrà diventare
inutile: curare le vittime delle armi devastanti che fabbrichiamo noi, ma
facendo in modo che se ne cessi quanto prima la produzione e il commercio”.
E infatti Emergency nasce per soddisfare la prima necessità degli sfortunati
cittadini dei paesi vittima della esportazione di una forma perversa e
assassina di democrazia, ma promuove contemporaneamente assieme a quelle per il
finanziamento dei loro ospedali da campo (divenuti ormai un mito) mille
iniziative di denuncia e sensibilizzazione fino a ottenere la chiusura – nel
nostro paese – delle fabbriche di mine antiuomo!
Ma oggi la sfida è – se
possibile - ancora più grande: perché la gente che deve ricorrere alle loro
cure non è soltanto più quella ridotta in povertà e in cattiva salute dalle
guerre infinite che flagellano il terzo mondo, ma molti cittadini europei cui
la finanza ha imposto una guerra non dichiarata, solo apparentemente incruenta,
ma ancora più subdola. Su questo aspetto si concentra Maso che – forte del suo
impegno in peace reporter – sottolinea dati “ufficiali” che negano l’esistenza
della crisi (il grande alibi dei nostri giorni) perché dal 2008 ad oggi la
ricchezza globale misurata è di molto aumentata. Assieme però alla
disuguaglianza tra i sempre più numerosi “troppo ricchi” e il moltiplicarsi
esponenziale dei “troppo poveri”. Un dato connesso e nello stesso tempo
aggravato da una sorta di analfabetismo di ritorno della capacità di analizzarne
i veri motivi che – anche queste sono statistiche “ufficiali”- riguarda ormai
l’80% dei cittadini. Persone che sono sempre più coscienti (sulla loro pelle)
dell’impoverimento, ma sempre meno in grado di comprenderne le vere cause e
quindi di reagire efficacemente. Un dato che secondo lui in Valle di Susa grazie
a una lotta che è andata ormai ben oltre il TAV è addirittura capovolto! “Da voi – afferma - c’è una consapevolezza delle cause di questa situazione perversa che
coinvolge sicuramente almeno l’80% dei cittadini! Per questo – aggiunge – più che invitare ospiti in grado di
allargare i vostri orizzonti dovreste essere invitati in ogni dove ad ampliare
le conoscenze e a sensibilizzare le
coscienze di chi non si è saputo o potuto dare gli strumenti che pazientemente voi vi
siete dati in oltre vent’anni!”
Difficile di fronte a una
considerazione così lusinghiera resistere a quel rischio che in tutte le
occasioni cerchiamo di denunciare come ben più pericoloso addirittura della
militarizzazione in atto: quello di non cedere al fascino discreto di ”divenire monumenti di noi stessi”! Ma anche del più
rischioso dei complimenti si può fare
un uso virtuoso: il ri-uso di una ricchezza, di una sorta di biodiversità (ma culturale) di un posto un po’ particolare
dove non sono emerse (sin qui) prove storiche che sia davvero passato Annibale,
ma dove hanno soggiornato e vissuto figure umane davvero straordinarie. Uomini
come Carlo Carretto, Don Giuseppe Viglongo e il già citato Achille Croce. Una
vallata dove la lotta partigiana e gli ideali di tradizione cattolica hanno
saputo convivere come dimostra la storia di Sergio Bellone e Don Foglia. Un
luogo dove le prime lotte operaie (legate alla prima delle crisi industriali
moderne, quelle del tessile) non hanno dovuto pagare dazio al crescere di una
cultura di difesa del territorio e dell’ambiente nata con la prima
delle associazioni ambientaliste: Pro Natura Piemonte. Dove insomma tutto quel
che allora è stato seminato è forse una delle spiegazioni più convincenti del
perché della lotta popolare più longeva e tenace dell’ultimo quarto di secolo: Una
condizione ideale – insomma - per provare, assieme a Emergency, col rinnovato
contributo del Sereno Regis, con la coraggiosa e orgogliosa reazione di Stefano
e Nicolas Marzolino e la buona volontà dei nostri maltrattati sindaci a rivitalizzare
un’ esperienza come quella della Scuola di Pace di Condove. Uno strumento attraverso
il quale (grazie all’attività del Gruppo Pace e dei Cattolici per la Vita della
Valle) poter anche dare il nostro piccolo contributo al completo compimento
dello straordinario progetto visionario di Gino Strada.
Claudio Giorno
le foto di Luca Perino